lunedì 2 febbraio 2015

LE OPPORTUNITA’ DI UNA CRISI NEGLI ANNI DELLA MACCHINA

Nell’ambito della crisi, cerchiamo di inserire questa idea in un discorso più ampio che è quello di “modernità”.
Secondo la definizione di Jean Baudrillard ripresa da Bruno Zevi: “La modernità è quella che fa della crisi un valore e suscita un’estetica di rottura”.
In questo contesto la crisi costituisce quindi un punto di partenza affinché la modernità possa cominciare il suo corso e generare nuovi valori.
Per questo se da un lato la crisi può essere vista come una crisi di identità perché nasce in un momento di forte instabilità decisionale, della fine di alcuni valori che vengono sostituiti dalla provvisorietà di altri fin quando uno di questi non riesce a dominare e a caratterizzare l’epoca; dall’altro, legandosi all’etimo della parola stessa, è una scelta e quindi una condizione necessaria per il cambiamento e l’evoluzione.
Dal nostro punto di vista, le tre parole chiave legate all’idea di “crisi” sono quindi:
1. IDENTITA’
2. ALTERNATIVE
3. EVOLUZIONE
In senso lato, ad un problema di identità segue una serie di scelte possibili che producono dei cambiamenti, così da destabilizzare l’identità precedente e innescare un ciclo virtuoso di nuove modernità che vedono la crisi non come un momento di immobilismo ma come una costante opportunità.
1. IDENTITA’
La presenza di un nuovo paradigma come quello industriale generò un’estetica di rottura rispetto le estetiche precedenti dell’eclettismo.








Alla fine dell’800 l’architettura entrò in crisi in quanto rimase rigida nella sua strutturazione che in larga misura aveva trovato formalizzazione prima con il periodo rinascimentale – barocco e in seguito con il Neoclassicismo. Grazie anche all’invenzione della macchina a vapore si impose nel panorama architettonico un nuovo paradigma di riferimento come quello industriale, generando un’estetica di ribellione rispetto agli innumerevoli “stili” che caratterizzavano l’Eclettismo ottocentesco. In questo contesto di rivoluzione non si capiva bene a chi spettasse fare l’architettura, se agli ingegneri che erano i grandi conoscitori delle novità tecniche dell’epoca, in grado di realizzare grandi luci, ponendo forte risalto al problema della costruzione e della funzionalità, o se agli architetti che si occupavano principalmente di facciate, di involucri con fini esclusivamente decorativi e rappresentativi. Il problema dell’identità non riguardava soltanto i soggetti operanti ma interessava profondamente la disciplina stessa, soprattutto nel momento di capire quale fosse l’indirizzo estetico da perseguire: la serialità, lo standard, la sequenzialità, la logica, la razionalità, l’oggettività dei processi, gli aspetti igienico – sanitari o visivi (lucentezza, dinamicità, trasparenza,…); tutto questo definiva un mondo nuovo, dove le possibilità di forma erano molteplici rispetto all’unico paradigma industriale che le univa.








2. ALTERNATIVE
Vari sistemi socio-politici hanno determinato differenti “–ismi” architettonici.








L’architettura cercò di trovare una strada rispetto alle novità del secolo, sulla base anche delle vicissitudini socio-politiche di ogni singolo paese che inseguì un proprio percorso di ricerca architettonica. L’Europa e l’America diventarono degli incubatori di idee per la nuova estetica di rottura, implicando così delle scelte per contrastare la perdita di identità dell’architettura dell’Ottocento. In questi anni di innovazione e cambiamento fu possibile esistere solo se si era in grado di aderire con forza ad un sistema di valori ideologicamente e spesso anche politicamente definito. Se l’Europa fu influenzata da movimenti artistico-architettonici come le “Arts and Crafts” in Gran Bretagna e il “Deutscher Werkbund” in Germania (per cercare di mitigare l’effetto dell’industria nel settore degli oggetti), o i vari modernismi dei maestri come Gaudì in Spagna, Basile e D’Aronco in Italia, Wagner e Olbrich in Austria, Mackintosh in Gran Bretagna, Behrens in Germania, fino alle cosiddette Avanguardie come il Neoplasticismo in Olanda, l’Espressionismo in Germania, il Costruttivismo in Russia; negli Stati Uniti e in particolare a Chicago nacque una città profondamente diversa da quella europea, che vide legittimare con il progressivo aumento del valore fondiario, la nascita della tipologia del grattacielo. Tutte queste esperienze furono fondamentali per definire possibili alternative estetiche durante l’età della macchina.








3. EVOLUZIONE
La rivoluzione delle tecniche genera nuove possibilità che mettono in crisi i vecchi sistemi determinando l’evoluzione del concetto di spazio e di città.







La rivoluzione delle tecniche ha generato nuove possibilità che hanno messo in crisi i vecchi sistemi determinando l’evoluzione del concetto di spazio e di città. E’ cambiata la concezione degli spazi che compongono l’edificio dove la struttura puntuale ha portato alla rivalutazione dei concetti generatori dello spazio (pianta libera, raumplan, promenade architecturale,…), alla dissoluzione della stanza come spazio concluso e al supermento del limite tra interno ed esterno. La città quindi è segnata da nuove strutture e collegamenti e nuove teorie di strutturazione dello spazio urbano come la zonizzazione (dovuta anche al cambiamento delle situazioni sociali) fino alle sperimentazioni che grazie alle nuove tecniche hanno reinterpretato il rapporto tra edifico, percorso e strati (piani pilotis, città vassoio,…).

domenica 25 gennaio 2015